RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - Soddisfazione nella polizia: fine di un incubo

Genova, 14 novembre 2008

Soddisfazione nella polizia: fine di un incubo

La parola d’ordine è: cautela e poche parole. Ma il sospiro di sollievo arriva, eccome, dai vertici della polizia italiana. Gianni Luperi, ex vicedirettore dell’Ucigos, oggi ai vertici dell’intelligence italiana, è uno dei grandi nomi finiti assolti nel processo Diaz. Spiega al Secolo XIX: «Quando ho fatto spontanee dichiarazioni in aula, ho detto che avevo fiducia nella giustizia. Oggi non posso che riconfermarlo». Gilberto Caldarozzi, ex vicedirettore e ora capo dello Sco, si limita al più tradizionale dei no comment: «No, non rilascio dichiarazioni». La venatura di soddisfazione che traspare dalla sua voce è solo un’illusione fonica?
No, proprio no.
Carlo Di Sarro, all’epoca numero tre della Digos e oggi dirigente del commissariato di Rapallo, sospira: «Hanno creduto a quel che abbiamo sempre detto: siamo stati ingannati da qualcun altro. Ma stasera voglio stare serenamente a casa, i commenti a domani». Il numero uno della Digos era Spartaco Mortola, oggi questore vicario a Torino. «Sono alla partita e siamo sotto di tre gol», scherza, risfoderando la sua passione genoana.
Poi si fa serio: «Ho avuto quello che meritavo. E ringrazio soprattutto i miei avvocati. Ho sempre detto la verità».
Sull’altro fronte la rabbia e la delusione sono grandi. Alla lettura della sentenza, esplode la protesta con urla di «vergogna vergogna». Il primo a parlare è Vittorio Agnoletto, all’epoca portavoce del Social Forum, oggi eurodeputato di Rifondazione Comunista. Lo fa in aula, circondato dalle telecamere, appena terminata la lettura della sentenza: «È una delle giornate più tristi nella storia della Repubblica dal dopoguerra. Tutti coloro che vestono una divisa non sono più tenuti a rispettare le leggi e la Costituzione. Coloro che erano ai vertici dell’ordine pubblico, coloro che hanno firmato dichiarazioni non corrispondenti al vero, coloro che hanno simulato reati, coloro che hanno cercato in ogni modo che la giustizia facesse il suo corso hanno vinto».
Poi il segretario dei Comunisti Italiani Oliviero Diliberto: «Ancora una volta l’Italia si conferma il Paese nel quale pagano solo i sottoposti e gli esecutori, mai i capi. Giustizia non è stata fatta». Paolo Cento, Verdi: «Le responsabilità di vertice rimangono al di fuori di qualsiasi valutazione sulle responsabilità». Francesco Caruso, ex parlamentare di Rifondazione Comunista e all’epoca del G8 uno dei leader dei no global: «Una sentenza squallida, come sempre si colpiscono le pedine più insignificanti». La madre di Carlo Giuliani, l’ex senatrice di Rifondazione Comunista Haidi Giuliani parla di «mancanza di dignità e di coraggio».
Il centrodestra parla in prima battuta per bocca del ministro della Difesa Ignazio La Russa: «Si può dire che cade il teorema del complotto, cioè la tesi di chi sosteneva che a Genova ci fosse stato qualcosa di organizzato, che coinvolgeva il livello alto della polizia». La Russa prosegue e la sua è una difesa a tutto campo: «Ancora di più è importante esaminare le motivazioni per chi ha subito le condanne. Un po’ quegli atti li conoscevo, perché ho anche difeso come avvocato alcuni degli agenti condannati, e non vorrei che la sentenza sia stata ingenerosa nei loro confronti». Gli fa eco il presidente del Pdl al Senato Maurizio Gasparri: «Valuteremo con calma la sentenza sui fatti della scuola Diaz. Intanto prendiamo atto che più della metà degli imputati è stata assolta. Il che ridimensiona la violenta campagna contro le forze dell’ordine da taluni fatta finora». Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini spiega: «Siamo lieti che la giustizia ordinaria riconosca una verità nota a tutti gli italiani e cioè che al vertice della Polizia di Stato in Italia ci sono stati e ci sono autentici galantuomini e servitori delle istituzioni. Il tentativo di criminalizzare, per i fatti del G8 di Genova, i vertici delle forze dell’ordine si è rivelato per quello che era: un’autentica persecuzione».
Claudio Burlando, presidente della Regione: «C’è amarezza per il fatto che questa sentenza interviene sette anni dopo i fatti con la possibilità che si incorra nella prescrizione: una giustizia lenta è anche una giustizia non efficace. È stato accertato che sono stati commessi dei gravi reati contro cittadini inermi italiani e stranieri e mi chiedo come sia potuto avvenire senza indicazioni, o almeno il mancato controllo, dei superiori».
Gianni Plinio, An, contrattacca: «È miseramente fallito il tentativo durato anni di criminalizzare la polizia italiana, che è invece sana».
Marta Vincenzi, sindaco di Genova, presente in aula alla lettura della sentenza, commenta: «È un primo passo, ma per capire davvero cos’è accaduto in quei giorni serve, una volta per tutte, una commissione parlamentare d’inchiesta».